Latte, lattosio e intolleranza...facciamo chiarezza

Una delle domande in campo nutrizionale che spesso mi viene posta è: “Ma il latte fa bene o fa male?”.

“Dipende da chi lo beve” è in genere la mia risposta.

Il latte (materno o artificiale) è il primo alimento e unica fonte di energia nei primi mesi di vita di ogni essere umano, la sua importanza rimane tale anche durante lo svezzamento dove in aggiunta alle prime pappe contribuisce al buon accrescimento e allo sviluppo psico-fisico del bambino.

Quindi, per iniziare a rispondere alla domanda iniziale, “Si, il latte fa bene ai bambini quando non sono presenti intolleranze alla proteine vaccine”.

“E se a berlo è un adulto?”

Qui la risposta non può essere unica e assoluta perchè entra in gioco la lattasi, enzima duadenale che permette la degradazione del lattosio.

I livelli di questo enzima sono molto alti nel neonato e nel bambino, ma tendono fisiologicamente a diminuire nell’età adulta.

Questa diminuzione o addirittura mancanza dell'enzima è la causa dei sintomi gastrointestinali che molte persone accusano dopo l'assunzione di lette e latticini (gonfiore addominale, coliche, cattiva digestione, malessere).

Quindi, se non produciamo l’enzima, vorrà dire che l’uomo, unico mammifero a nutrirsi di latte anche in età adulta, non dovrebbe assumerlo; questa è la principale argomentazione di coloro che reputano l'assunzione di latte dopo lo svezzamento innaturale e dannosa.

Molti studi hanno dimostrato che i livelli di lattasi sono differenti nella popolazione mondiale: in Europa la percentuale di persone che conservano buoni livelli dell'enzima variano da circa 89% in Scandinavia, al 50% in Italia (fatta eccezione della Sardegna dove la percentusle scende al 15%).

La mappa qui riportata rappresenta la diffusione delle persistenza della  lattasi. 

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Altra fonte di dibattito è l'insorgenza di tumori, ad esempio alcuni studi hanno evidenziato un possibile legame tra tumore alla prostata e abbontante consumo di latte e derivati.

Ciò che è scientificamente provato è l'esistenza di una correlazione tra dieta ricca di grassi e l'isorgenza di alcuni tipi di tumore come quello prostatico, della mammella e del colon e sicuramente, anche in questi  casi, il latte e i derivati hanno un ruolo, ma di certo non sono i soli alimenti o fattori implicati (sovrappeso e consumo di carni rosse trattate in primis).

Argomento ancra più dibattuto è quello che vede protagonisti il latte e l'osteoporosi.

Molte persone, soprattutto donne, assumo grandi quantità di latte e formaggio per aumentare il loro appporto di calcio e di conseguenza ridurre il rischio di osteoporosi.

In realtà il risultato è solo quello di aumentare l'apporto di grassi con conseguente aumento di peso senza tuttavia ridurre significatamente il rischio di fratture.

Si è visto infatti come il rischio di fratture osse patologiche non sia differente tra le donne che assumono importanti quantità di latticini rispetto a chi non ne fa uso.

I latticini non sono l'unica fonte alimentare di calcio: semi oleosi, frutta secca (mandorle), verdura a foglia verde (cavolo, spinaci) , legumi possono essere di grande aiuto.

Per concludere, in base ai più recenti studi in letteratura, non ci sono elementi per considerare il latte un alimento dannoso in sè.

Quindi ben venga una tazza di latte, se a basso contenuto di grassi, a chi ama assumerlo a coazione ma attenzione a non esagerare!


Mappe della diffusione della persistenza della lattasi https://www.www.ucl.ac.uk/mace-lab/resources/glad

Lactose digestion and the evolutionary genetics of lactase persistenceHuman genetics124(6), 579-591.Ingram, C. J., Mulcare, C. A., Itan, Y., Thomas, M. G., & Swallow, D. M. (2009). 

Evolutionary Genetics: Genetics of lactase persistence–fresh lessons in the history of milk drinking European Journal of Human Genetics,13(3), 267-269.Hollox, E. (2004)

Dairy products, calcium, and prostate cancer risk: a systematic review and meta-analysis of cohort studies, American Society for Nutrition 2014. Dagfinn Aune, Deborah A Navarro Rosenblatt, Doris SM Chan, Ana Rita Vieira, Rui Vieira, Darren C Greenwood, Lars J Vatten, and Teresa Norat. 

Milk, dietary calcium and bone fracture in women: a 12-year prospective study. Feskanich D, Willett WC, Stampfer MJ, Colditz GA.